Regia: Dean Fleischer Camp
Interpreti: Maia Kealoha, Sydney Agudong, Chris Sanders, Zach Galifianakis, Billy Magnussen, Courtney B. Vance, Amy Hill, Tia Carrere, Jason Scott Lee, KaipoDudoit, Celia Kenney, Blake La Benz, Skyler Bile, Judy Nguyen, Christian Yeung
Sceneggiatura: Chris Kekaniokalani Bright, Mike Van Waes
Fotografia: Nigel Bluck
Montaggio: Phillip J. Bartell, Adam Gerstel
Paese/Anno: USA, 2025
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 108′
Genere: Commedia, Avventura
SINOSSI
Sul pianeta Turo, lo scienziato JumbaJookiba viene processato dall’Alleanza Galattica per aver creato illegalmente l’Esperimento 626: una creatura iperintelligente, distruttiva e quasi indistruttibile. 626 viene condannato all’esilio, ma riesce a fuggire e finisce sulla Terra, atterrando sull’isola hawaiana di Kauai. Per catturarlo, l’Alleanza libera Jumba con l’obbligo di collaborare con l’eccentrico agente Pleakley, esperto del pianeta.
Nel frattempo la piccola Lilo Pelekai, orfana sotto la tutela della sorella maggiore Nani, fatica ad adattarsi alla vita quotidiana.Isolata e triste, viene sospesa dalla scuola e rischia l’allontanamento da Nani, sotto la supervisione dell’assistente sociale Miss Kekoa e del misterioso Cobra Bubbles. Tūtū, una vicina, porta Lilo in un rifugio per animali: lì la bambina adotta 626, che si spaccia per un cane e che lei ribattezza “Stitch”.
Nonostante il tentativo di vivere una vita normale, Stitch crea scompiglio ovunque. Nani perde il lavoro e fatica a trovarne un altro a causa del comportamento distruttivo dell’alieno. Stitch, però, inizia a legarsi a Lilo, scoprendo affetto mai provato. Durante una gita in spiaggia con David, amico di Nani, Stitch mette in pericolo Lilo, provocando l’ennesima catastrofe.
Jumba e Pleakley falliscono più volte nel catturarlo, e l’Alleanza ordina il ritiro forzato. Intanto, Stitch, toccato dall’amore familiare di Lilo e dalla filosofia dell’”ohana”, tenta di cambiare. Ma il suo passato lo raggiunge: durante uno scontro, la loro casa viene distrutta e Stitch si arrende, venendo catturato. Lilo, però, lo segue e lo libera. I due precipitano in mare, e Stitch si sacrifica per salvarla. Viene poi rianimato grazie a David.
Colpita dal cambiamento di Stitch, la Presidentessa Galattica gli concede l’esilio sulla Terra. Nani mantiene la tutela su Lilo grazie all’aiuto di David e Tūtū, e insieme formano una nuova, felice famiglia. Nani inizia l’università in California, ma grazie alla tecnologia aliena può restare in contatto con Lilo e Stitch, ormai parte di una vera ‘ohana.
RECENSIONE
Dopo il recente flop del live action di Biancaneve, sembra che la Disney stia cercando di risollevarsi puntando su progetti più solidi e capaci di generare in futuro sequel di successo. Una scommessa che pare esser vinta con Lilo & Stitch, il remake live action dell’amato film d’animazione omonimo del 2002 scritto e diretto da Chris Sanders e Dean DeBlois. Alla regia questa volta c’è il regista di Marcel the Shell Dean Fleischer Camp, che sceglie di seguire fedelmente la storia originale: quella della piccola bambina orfana hawaiana di nome Lilo, che vive con la sorella maggiore Nani la quale tenta in tutti i modi l’intervento dei servizi sociali. La piccola combina un guaio dopo l’altro e la situazione peggiora drasticamente con l’arrivo dell’esperimento 626, un piccolo alieno blu chiamato Stitch. Tra i due nasce un legame sempre più forte che va ben oltre le apparenze, dando vita a quella che loro chiamano “ohana”, una famiglia. Seppur disastrata e non convenzionale.
Forse proprio questa fedeltà rappresenta anche un piccolo limite, si sarebbe potuto osare di più giocando e aggiornando il contrasto tra tecnologia e vita rurale, tema già centrale nel 2002 e ancora oggi ancora più rilevante. Ma a rendere più vivace il tutto ci pensano Zach Galifianakis e Billy Magnussen, perfettamente a loro agio nei panni del duo alieno Jumba e Pleakley. In realtà tutto l’intero cast contribuisce a un ritmo narrativo serrato e coinvolgente, ma che lascia comunque spazio allo sviluppo emotivo dei personaggi in particolare quello di Stitch, personaggio creato per distruggere la terra ma capace di provare amore e affetto sincero. È proprio questo il cuore del film: non tanto la spettacolarità dell’azione o il fascino del progresso, destinato a invecchiare negli anni sempre più in fretta, ma l’universalità del tema dell’accettazione del diverso e della forza dei legami familiari. Lilo & Stitch parla di un’umanità che si ritrova, anche nei luoghi e nei modi più impensabili. Con queste premesse, il film ha tutte le carte in regola per generare una nuova saga cinematografica, proprio come già avvenuto con i sequel animati. E forse, stavolta, la Disney ha davvero ritrovato la sua ohana.
APPROFONDIMENTI
Ohana e le nuove costellazioni familiari
Il remake live-action di Lilo & Stitch rilancia una delle questioni più attuali del cinema per ragazzi: la famiglia non è più un dato anagrafico, ma un cantiere di relazioni, talvolta transnazionali, spesso prive di legami di sangue o persino di specie. La casa di Nani, Lilo e Stitch somiglia a un micro-arcipelago: c’è il nucleo familiare primario, una forma di vita aliena creata in laboratorio, amici e vicini che entrano ed escono da ruoli parentali fluidi. È l’ohana hawaiana, molto estesa e pronta a includere chiunque partecipi alla cura reciproca.Dal punto di vista sociologico il film mette in scena una realtà post-pandemica in cui i “nuclei ricomposti”, come famiglie allargate, coppie omogenitoriali e affidi extrafamiliari, sono ormai estremamente diffusi. Lilo è orfana, Nani diventa una madre surrogata, Stitch un figlio adottivo interspecie, mentre David, Tūtū e persino l’ex antagonista Jumbadiventano zii e nonni. In tutto ciò la tecnologia galattica consente legami a distanza, richiamando l’esperienza quotidiana di videochiamate con cui molti genitori riescono a vedere i propri figli in altre città o altri continenti.
Questo paesaggio relazionale si scontra con le istituzioni che definiscono per legge la “normalità” familiare.L’assistente sociale Miss Kekoa e l’enigmatico Cobra Bubbles incarnano quella burocrazia occidentale pronta a misurare l’idoneità parentale tramite standard quali reddito e stabilità abitativa. La tensione tra la logica inclusiva dell’ohana e quella rigida dell’apparato statale è uno dei motori narrativi del film. Ogni volta che Stitch provoca un disastro, la famiglia rischia di disgregarsi, non per mancanza d’amore, ma per inadeguatezza ai protocolli sociali.
La Disney coltiva da sempre l’archetipo dell’orfano chesceglie la propria famiglia come risposta all’assenza genitoriale: Mowgli (Il libro della giungla, 1967) cresce con lupi e orsi; Jim Hawkins (Il pianeta del tesoro, 2002) trova la guida paterna di Silver; in Big Hero 6del 2014, Hiro costruisce una famiglia di amici/ricercatori attorno all’affetto di Baymax. Lilo & Stitch radicalizza il concetto in quanto non solo la parentela è elettiva, ma si estende oltre le barriere biologiche e giuridiche.
Questo remake pone l’accento sulla dimensione transnazionale della storia, le stessa Hawaiisono una frontiera culturale, crocevia di migrazioni oceaniche e persino esploratori extraterrestri. La scelta di ambientare la storia in un luogo così ibrido enfatizza l’idea che la famiglia trovata sia, prima di tutto, un atto di traduzione tra mondi diversi. Ne deriva un messaggio politico: la legittimazione di nuove costellazioni familiari non passa attraverso la conformità a un modello univoco, ma mediante la capacità di rigenerare comunità affettive inclusivamente, dal livello domestico a quello galattico. Ohana, in fondo, significa proprio questo: nessuno viene lasciato indietro, neanche un esperimento 626.
Ibridazione di generi e linguaggi
Il live-action in CGI di Lilo & Stitch vive di un cortocircuito continuo: narrazione, immagine e tono si fondono e si respingono come le placche vulcaniche sotto Kauai. Il prologo galattico è una space opera in pieno stileStar Wars, maa tagliare di netto questo registro arriva il family drama intimista. In tutto questo si fanno notarediversi momenti di screwball comedy alla Tex Avery in cui Stitch divora oggetti fuori scala, rimbalza sullo schermo con elasticità da cartoon, mentre il montaggio accelera in jump-cutcontinui evocando scene alla The Mask(1994) e Looney Tunes: Back in Action(2003).Il risultato è un mix di generi che comprende anche la commedia familiare “allargata” (I Mitchell contro le macchine), lo sci-fi action da inseguimento (Men in Black) e un vero e proprio road-movie emotivo.
Sul piano visivo il film spinge l’ibridazione al limite, basti pensare al forte contrasto trale Hawaii fotorealistiche e un protagonista in digitale che conserva la plasticità cartoonesca del 2D originale. Non si tenta di camuffarlo, si celebra la sua “non-appartenenza”. La pelliccia sintetica, gli occhi oversize, le articolazioni impossibili, sono tutti frutto della lezione di Chi ha incastrato Roger Rabbit?(Robert Zemeckis, 1988) attualizzato con la CGI, in modo da far coesistere grammatiche inconciliabili generando senso dal loro attrito. In questo senso altririferimenti recenti sono Sonic – Il film (2020) e Cip & Ciop agenti speciali (2022), dove il salto di scala fra cartoon e live action diventa parte integrante del racconto.
Come riuscire tecnicamente a far coesistere delle immagini così eterogenee? La luce e il colore sono i primi strumenti da sfruttare. Tutto ciò che rientra nell’universo alieno è illuminato da LED RGB che tendono a bruciare tutto di azzurro, mentre lo spazio terrestre assume riflessi verdi e giallo ocra, in continuità con il film di animazione originale del 2002. Nelle sequenze chiave i due mondi si mescolano tra loro dando l’idea di una interconnessione tra i due mondi. Anche i movimenti di macchina seguono la stessa logica, ad esempio sono presenti dolly laterali per le sequenze sulla burocrazia aliena, mentre la camera a mano in stile documentarioper le scene domestiche, infine droni e piani sequenza per i momenti di incontro, come nel caso della corsa sulla spiaggia in cui la famiglia improvvisata si ricompatta.
Da questo continuo incontro-scontro, Lilo & Stitch trae un principio estetico fondamentale: invece di cercare una mediazione tra linguaggi opposti, il film ne celebra la coesistenza in un contrasto netto e significativo. Solo così — tra pixel e lava, risate slapstick e abbracci sofferti — può emergere un nuovo modo di raccontare la famiglia, la diversità e il senso stesso di appartenenza.